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venerdì 2 giugno 2023

Recensione: Trilogia della città di K"- Agota Kristof

Buongiorno lettori📕📖

Vi porto un'altra recensione su questo libro che per me è un cinque stelle pieno🌟🌟🌟🌟🌟

«Tutto ha inizio con due gemelli che una madre disperata è costretta ad affidare alla nonna, lontano da una grande città dove cadono le bombe e manca il cibo. Siamo in un paese dell’Est, ma né l’Ungheria né alcun luogo preciso vengono mai nominati. Un inizio folgorante che ci immette di colpo nel tempo atroce dell’ultima guerra raccontandolo come una metafora. La nonna è una “vecchia strega” sporca, avara e senza cuore e i due gemelli, indivisibili e intercambiabili quasi avessero un’anima sola, sono due piccoli maghi dalla prodigiosa intelligenza. Intorno a loro ruotano personaggi disegnati con pochi tratti scarni su uno sfondo di fame e di morte. Favola nera dove tutto è reso veloce ed essenziale da una scrittura limpida e asciutta che non lascia spazio alle divagazioni. Un avvenimento tira l’altro come se una mano misteriosa e ricca di sensualità li cavasse fuori dal cilindro di un prestigiatore crudele».📚

Durante una guerra non specificata e in un luogo non menzionato, ma che possiamo immaginare sia l'Ungheria del periodo tra la Seconda guerra mondiale e l'invasione russa, una madre porta i sue due gemelli a vivere in campagna con la nonna per proteggerli dai bombardamenti che imperversano in città. Conosciamo così Lucas e Klaus (nomi anagrammati che apprendiamo molto più avanti), due bambini con cui si empatizza, ma su cui ci si interroga continuamente, soprattutto in relazione ai tanti comportamenti che mettono in atto. E se da una parte ci troviamo trasportati teneramente verso di loro perché  la vecchia che li ospiterà non è una tenera nonnina, bensì una sporca e sudicia strega che li sottoporrà ad ogni sorta di angheria, dall'altra i gemelli sono strani, totalmente in simbiosi e immersi in un mondo a parte, anzi per poter sopravvivere nella realtà in cui sono capitati i due decidono di diventare più forti del male che li circonda, inventando riti di sopportazione del dolore che si infliggono reciprocamente, aumentandone progressivamente l’intensità. I gemelli sono come un'unica entità inscindibile, c'è un Noi narrante che potrebbe benissimo essere un Io e con il passare delle pagine questo Io diventa freddo, distaccato e relativamente cattivo perché sostiene di raccontare e scrivere ne "Il grande quaderno" solo i fatti reali, reagendo di conseguenza a quello che lo circonda. 📚

"Perché il verbo amare non è un verbo sicuro, manca di precisione e di obiettività"

Il romanzo infatti è suddiviso in tre libri. Il primo è quello scritto dalla penna inesperta dei bimbi e ne ricalca lo stile acerbo: sembra di leggere il diario di due ragazzini, in cui raccontano le loro fatiche di crescere senza gli agi dell'infanzia e senza l'amore di una famiglia. Nel secondo e terzo libro, in un Paese occupato dalle armate straniere, i due gemelli scelgono due destini diversi: Lucas resta in patria, Klaus fugge nel mondo cosiddetto libero. E quando si ritroveranno, dovranno affrontare un Paese di macerie morali. Ormai adulti Lucas e Klaus non si rincontreranno che nella terza parte, quando ormai il lettore non sa più veramente chi sia uno o chi sia l’altro. O sono forse la stessa persona? Klaus ha inventato Lucas, o viceversa? O esistono entrambi veramente?. Perché l'autrice fa proprio questo: ci guida nella guerra e nella follia come se si trattasse di situazioni di ordinaria amministrazione, come se la guerra non fosse solo armi e ribellione, ma è anche povertà, fame, follia.📚



Il linguaggio scarno ed essenziale spoglia i personaggi di inibizioni e di emozioni, le persone che incontriamo e che fanno parte della vita dei gemelli sono ridotte all'essenziale: animali che devono sopravvivere e soddisfare le pulsioni principali. La scrittura non ammette repliche, è tangibile, concreta, senza mezzi termini.

"Gli dico che la vita è di un'inutilità totale, è nonsenso, aberrazione, sofferenza infinita, invenzione di un Non-Dio di una malvagità che supera l'immaginazione"

Questo libro è duro, deciso, potente, di quelli che suscitano fortissime sensazioni, commuove e indigna, emoziona e ci coinvolge in prima persona. Si vale di una prosa asciutta ed efficace, esauriente ed esaustiva, cruda, la sola che serve per sciorinare la vergogna di cui si scrive. Il solo linguaggio che si può usare per descrivere l'orrore della guerra.📚

Consigliato, buona lettura📚