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martedì 19 maggio 2020

Recensione: "Il rumore dei tuoi passi"- Valentina D'Urbano

Cari lettori❤

ho scelto di uscire un attimo dalle recensioni della Challenge per continuare con i libri di questa fantastica scrittrice.
"Il rumore dei tuoi passi" è in realtà il romanzo d'esordio di Valentina, pubblicato nel 2012, un scritto rabbioso e meraviglioso in cui vengono plasmati due dei personaggi che ho amato di più tra i suoi.
Siamo alla Fortezza, lo stesso posto polveroso e degradato in cui è stato ambientato "Quella vita che ci manca", e in un passo del romanzo viene addirittura citata Beatrice.
Beatrice è la gemella di Alfredo, Alfredo il gemello di Beatrice, almeno così sono chiamati dalla gente del posto. In realtà in comune non hanno nulla se non un'amicizia ruvida e affilata come il vetro, nata da quando erano bambini e sopravvissuta al buco nero che a volte la vita diventa.
Perché alla Fortezza il degrado, lo spaccio, l'illegalità e la paura sono il pane quotidiano delle persone, e negli anni '80 in quel quartiere si sopravvive e basta. Beatrice vive in una casa piccola, stretta, dorme con il fratello, vive insieme all'amore dei suoi genitori. Alfredo, al contrario, vive nell'odio dell'appartamento di sopra, insieme ai due fratelli e al padre alcolista.
Grazie alle sfuriate del padre Beatrice e Alfredo si conosceranno, diventeranno amici, amanti, si consumeranno in un amore/odio selvaggio e graffiante, la possessione si mescolerà come polvere da sparo.
La storia spacca il cuore da dentro, lascia il lettore senza fiato, nella speranza di avere pagine positive, ma neanche la fine la Fortezza perdona. Si diventa la Fortezza. La speranza ha abbandonato quel quartiere da molto e non entra mai nella vita di Beatrice e Alfredo, che hanno solo quell'amore traballante e crudele, quel pezzo di vita sporca. 
La scrittura, bellissima e cruda, catapulta chi legge in una realtà vera e quotidiana, i personaggi hanno una forte caratterizzazione e accompagnano il lettore in un percorso di dolore e crescita. 
Alla fine non avrete più niente, alla fine rimarranno molte perplessità e nodi in gola.
Ritornerò a parlare di questo stupendo romanzo con il POV, cioè il punto di vista di "Alfredo", in cui quei nodi alla gola diventeranno lacrime e pentimento.
Come sempre la D'Urbano orchestra la storia magnificamente, senza mai una pagina di noia.
 Io non avevo mai odiato nessuno come odiavo lui in quel momento. E non avevo mai amato nessuno come sentivo di amare lui in 
quell'istante
Lettura consigliata davvero tanto.
Buona lettura  ❤️


Recensione: "Alfredo"- Valentina D'Urbano

"Un ritorno a casa", così Valentina definisce il punto di vista di Alfredo. 
Valentina racconta che nel 2010, chiusa nella sua stanza, scriveva "Il rumore dei tuoi passi" e intanto si domandava che cosa stesse succedendo nella mente di Alfredo.
Alla Fortezza, il quartiere senza speranza, dove i palazzi vengono bruciati dal sole e spaccati dal gelo, Alfredo è chiamato il "gemello" di Beatrice dalle gente, e viceversa. 
La storia che nascerà tra di loro, molto struggente e tragica, diventerà quasi un mito nel quartiere. 
Beatrice e Alfredo sono compagni di vita e di dolore, cercano di sopravvivere e stare a galla in un quartiere difficile e affilato come cocci di vetro. Ma "Alfredo" non è l'equivalente de "Il rumore dei tuoi passi", è la stessa storia certo, ma raccontata dal punto di vista di Alfredo. E ad Alfredo ci si avvicina poco per volta e poi non si riesce a lasciarlo andare.
Dal suo punto di vista emerge ancora di più la forza di Beatrice, nonostante i suoi vent'anni, forza che si scorge in lei fin da bambina. Attraverso gli occhi di Alfredo la forza di Beatrice è ciò che mantiene entrambi in vita, che cerca di strappare Alfredo dall'abbandono, dalla dipendenza dall'eroina e dalla sua fragilità.
Nel romanzo il lettore segue il suo percorso, sapendo già in parte come si concluderà, e matura la vana speranza di mutare qualcosa all'interno del libro, sviluppando il forte desiderio di cambiare il destino di un personaggio che è già segnato. Ad Alfredo ci si affeziona, si prova il suo stesso dolore, si vede attraverso i suoi occhi la Fortezza, piena di immondizia e con l'asfalto spaccato, per quello che è: una prigione.
Alfredo ci prova, ci prova ad emergere dalla sua fragilità, ci prova a rendere felice Beatrice, ma il tempo scorre inesorabile e quel maledetto destino non si può proprio cambiare.
Ho trovato il punto di vista di Alfredo ancora più crudo, ancora più triste e doloroso, soprattutto quando i nodi alla gola si sono sciolti per diventare una storia nuova, mai letta, anche se è la stessa.
Valentina D'Urbano, a mio parere, è una delle voci più forti della nostra narrativa italiana perché sa raccontare con sensibilità e intensità storie bellissime e vere. E' una scrittrice talentuosa che guarda la vita con sincerità e la racconta con durezza.
Una grande maestra nello scrivere una storia già letta, eppure mai capita e conosciuta. Perché "Alfredo" è il pezzo di vita che manca a Beatrice. 

Mi attraversa la testa il suo sorriso, l'idea di quello che avremmo potuto essere e non siamo mai stati.

Lettura consigliata tantissimo.
Buona lettura
 ❤️


giovedì 23 aprile 2020

Books Challenge #6. Un libro tratto da una storia vera: "Christiane F. La mia seconda vita"- Sonja Vukovic


Arrivata a questa categoria, il libro era già stato scelto nella mia testa. Era già da un po' di tempo che desideravo sapere la fine di quella storia, la storia di Christiane F., quindi l'occasione era più che gradita. 
Leggere di Christiane trent'anni dopo "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" è qualcosa di spietato e crudo. Uno spaccato di realtà cruento.
Se non avete la minima idea di chi sia Christiane F. vuol dire che vi siete persi un libro, a mio parere iconico, rappresentativo di un'intera generazione, la fotografia di un'epoca: "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino" è un libro pubblicato nel 1978 dai giornalisti di Stern, K. Hermann e H. Rieck, e dalla protagonista Christiane Vera Felscherinow. Come dissero gli stessi giornalisti "partimmo da una semplice intervista ad una giovanissima ragazza per presto divenire per due mesi i suoi ascoltatori".  
Attraverso una lunga intervista, conosciamo la vita di Christiane, una ragazzina diventata tossicodipendente in giovane età. Il libro si pone come un documentario che riporta direttamente le parole della ragazza e degli altri intervistati senza porre giudizi o commenti. Ma per poter parlare di "Christiane F. La mia seconda vita" bisogna sapere cosa è "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino". Ecco perché prima di questo articolo troverete la mia recensione sul "documento-verità".
Ritornando alla seconda parte della sua vita ritroviamo Christiane, con 52 primavere alle spalle e 20 anni vissuti a Berlino e con una consapevolezza: non se lo aspettava neanche lei. Dopo una vita girovaga tra Germania, Svizzera, Grecia e il carcere, una carriera musicale mai decollata, un figlio avuto nel 1996, e una lotta con la droga che va avanti da sempre, Christiane sopravvive dignitosamente con una forma cronica di epatite e con il dolore per il figlio che le è stato portato via, ma con il quale è riuscita a costruire un rapporto. Una vita solitaria e dismessa insomma quella che ci viene presentata in questo racconto autobiografico, scritto grazie anche al supporto della giornalista Sonja Vukovic. Un racconto pieno di consapevolezza che ci aiuta a capire il perché di certe scelte e, ciò che lo rende tale, non sono i soliti argomenti, come ci si potrebbe aspettare da una biografia simile: droga, alcol, prostituzione e terapie, ma sono le relazioni umane, la solitudine, il dolore, la mancanza di fiducia, la mancanza di amore. Scrivere sulle dipendenze è come scrivere sulle relazioni interpersonali umane e sulla loro fragilità. Leggere sulla dipendenza di Christiane F. è come vivere in prima persona il suo caos emotivo. Caos emotivo da cui è emersa come la Signora Felscherinow, una persona che ha cercato di darsi delle risposte da ex tossicodipendente.
Lettura consigliatissima.
Link per l'intervista breve a Christiane dopo 30 anni ----->Christiane F.

Buona lettura ❤️



Recensione: "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino"- Christiane F.


Ho deciso di inserire questa piccola digressione, ed uscire dalle recensioni ritrovate per la Challenge Books, poiché uno dei libri, scelti per la categoria "tratto da una storia vera", è da considerarsi la seconda parte di un libro che negli anni è diventato iconico, pertanto mi sembrava giusto, per chi non fosse a conoscenza del quadro completo, fare una presentazione di "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino".
Il libro si presenta come sicuramente atipico per forma e contenuto, in copertina viene chiamato "documento-verità" ed è forse la definizione che più gli si avvicina. Pubblicato nel 1978 dai giornalisti K. Hermann e H. Rieck e dalla protagonista Christiane Vera Felscherinow, questo documento autobiografico racconta con particolare realismo le vicissitudini della protagonista Christiane in una Berlino degli anni Settanta: il trasloco a sei anni dalla campagna di Amburgo al sobborgo berlinese di Gropiusstadt, l'infanzia difficile, il padre violento e la separazione dei genitori, l'iniziazione alle droghe dapprima in un oratorio protestante, poi nella discoteca berlinese "Sound", i primi amori, le prime amicizie e la caduta nel tunnel della tossicodipendenza e della prostituzione.
Nel libro si ritrovano le trascrizioni delle diverse interviste che i giornalisti sostennero nel corso del 1978 per due mesi con Christiane e che danno l'idea e l'impressione di dialogare direttamente con i soggetti, aspetto positivo perché rende la stessa lettura una conversazione, senza filtri o spiegazioni sugli atteggiamenti o sulle decisioni degli stessi. 
Sicuramente le parole e la naturalezza del racconto e delle interviste rendono il quadro molto pesante e complesso, destando scalpore, così come fu all'epoca della pubblicazione: la giovanissima età dei protagonisti coinvolti nella tossicodipendenza e nella prostituzione, il sordido contorno di personaggi adulti, spesso psichicamente disturbati, e lo sfruttamento della sventura di ragazzi ancora bambini, schiacciati dal bisogno di procurarsi la dose quotidiana diventano elementi di scandalo. Non a caso molte critiche sono state rivolte al libro proprio per questi motivi, poiché potrebbe essere una lettura non sana e inutile al fine di allontanare i ragazzi dalla droga. Secondo alcuni la testimonianza diretta e cruda di un adolescente, senza commenti, spiegazioni sulle sue azioni, giudizi o analisi sarebbe solo fine a se stessa, soprattutto perché l'intervista di Christiane è contraddittoria e piena di esempi blandi e stupidi su come si finisca nel tunnel della droga.
A mio parere, strettamente personale, ritengo che lo scopo di questo documento non sia quello di dare una morale ("Christiane si droga per solitudine, ma la droga fa male ragazzi! Parlate con i genitori, gli amici o con le vostre figure di rifermento se vi sentite soli!",) ma di fornire una testimonianza scioccante e straziante, in cui la protagonista riporta quello che pensa quasi sempre liberamente, scende nei dettagli, anche scomodi (fuma hashish, prende Lsd, efedrina e mandrax, a quattordici anni per la prima volta si fa di eroina e comincia a prostituirsi), fornisce le sue motivazioni, spiega a modo suo come vede il mondo. Non pensa certo di dare spunto ad un romanzo pedagogico sulla droga. Sta al lettore, alla fine del documento, trarre le conclusioni, fare un'analisi del suo racconto, senza fermarsi alla superficialità di alcune affermazioni poiché dietro le parole si apre sempre un mondo di significati.
Specifico che, con questo, non voglio difenderla o punirla, considerarla una tossica senza speranza o un normale esempio di distruttività giovanile in un contesto di degrado, non voglio scusarla per l'ambiente in cui è cresciuta né assolverla, semplicemente ho analizzato la sua testimonianza come me l'ha raccontata.
Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (Christiane F. - Wir Kinder vom Bahnhof Zoo) è un  diventato un film nel 1981, diretto da Uli Edel, ambientato tra il 1975 e il 1977, ed è stato girato alla stazione di Berlino Giardino Zoologico (luogo dei veri eventi del libro autobiografico), all'Europa-Center di Charlottenburg e nel Märkisches Viertel di Berlino Ovest. Le riprese fuori Berlino sono state girate a Königslutter am Elm in Bassa Sassonia.  Il film contribuì alla fama della storia di Christiane, rendendo nota, nel mondo occidentale, la piaga della prostituzione e della tossicodipendenza giovanile.
Lettura consigliata come anche il film.

Buona lettura ❤️